Girolamo Tripodi, da tutti affettuosamente chiamato Mommo, il bracciante che diventò sindaco della sua città ed anche parlamentare, si è spento a Reggio Calabria il 14 marzo 2018 all’età di 90 anni, dopo una vita di lotte per la libertà e per il riscatto dei più deboli. Era nato a Polistena il 19 ottobre 1927. L’iscrizione al Partito Comunista Italiano avvenne nel 1950. Di quel partito Girolamo Tripodi fu espressione autorevole e ancora oggi indimenticata. Negli anni Sessanta fu componente del comitato direttivo e segretario della sezione del PCI di Polistena; dal 1960 in poi le cariche ebbero rilievo provinciale e regionale, fino a diventare vicepresidente della commissione regionale di Controllo del Pci calabrese.
Iscrittosi al PCI all’età di ventitre anni, il passo verso il sindacato fu brevissimo. Sindacalista della Federbraccianti CGIL, sempre negli anni Sessanta ricoprì al suo interno la carica di vicesegretario, quella di segretario provinciale e quella di componente del Comitato centrale.
Giovane bracciante agricolo, il suo impegno politico nacque verso la fine della Seconda guerra mondiale, proprio tra i contadini meridionali delle cui istanze di giustizia sociale fu voce ferma e appassionata. Una voce che fino all’ultimo non volle mai essere solo la sua, ma quella di tutti i braccianti, di tutte le gelsominaie della fascia Jonica e delle raccoglitrici di olive della Piana, la cui dignità si misurò in fatica, lavoro e speranza di riscatto. Uomini e donne che conobbero, con Mommo Tripodi al loro fianco, la fatica anche per vedere riconosciuti il diritto alla pensione e alla malattia.
Girolamo Tripodi è stato con il Pci consigliere comunale d’opposizione dal 1956 al 1970 e poi dal 1970 per oltre trent’anni aveva guidato il Comune di Polistena nella qualità di sindaco eletto nelle fila del Partito Comunista Italiano.
Bracciante e sindacalista con la passione per la politica, nella natia Polistena Mommo Tripodi fu eletto Sindaco nel 1970, poi rieletto nel 1975, nel 1980, nel 1985, nel 1990 fino al 1991 e poi nuovamente nel 1995, acclamato dalla sua comunità che lo poté eleggere direttamente, fino al 2005.
Le battaglie per i diritti sociali ed economici dei braccianti agricoli nel sindacato, quelle per la difesa del territorio dalla costruzione della centrale di Gioia Tauro nel comitato dei sindaci che costituì e presiedette, quelle per denunciare il malaffare e sensibilizzazione le coscienze contro la ‘ndrangheta dentro e fuori le aule di tribunale e dentro la Commissione parlamentare Antimafia. Da sindaco di Polistena testimoniò nel “Processo ai Sessanta” che nel 1978 si occupò delle ‘ndrine che esercitavano il controllo a Reggio Calabria. Il suo impegno, anche legislativo all’interno della Commissione Antimafia, costò a lui e alla sua famiglia intimidazioni ed anni di vita sotto scorta.
Fu deputato per due legislature eletto nel 1968 e nel 1972. Successivamente nel 1987, anche sull’onda della lotta contro la centrale a carbone di Gioia Tauro, fu eletto a furor di popolo senatore della Repubblica. Alle elezioni politiche del 1987 fu, infatti, eletto nel collegio di Palmi con il Pci e fu tra coloro che nel 1991 costituirono il gruppo parlamentare senatoriale di Rifondazione Comunista. Segretario della commissione Antimafia presieduta prima da Gerardo Chiaromonte e da Luciano Violante poi, nel 1992, quando eletto sia al Senato che alla Camera optó per quest’ultima.
Una fiducia accordata dagli elettori e dalla sua Calabria ed un impegno parlamentare che lo vide destinatario di incarichi, anche nelle commissioni Trasporti, Marina Mercantile, Poste e Telecomunicazioni, Interni e Affari Costituzionali, Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici, e protagonista in Parlamento fino agli anni Novanta.
Infine, fu eletto senatore anche nel 1994 nel collegio di Locri-Palmi con il raggruppamento dei Progressisti. E nel 1994 fu eletto nel prestigioso incarico di Questore anziano del Senato della Repubblica, in quella che viene considerata la quarta carica dello Stato. Il suo impegno politico proseguì nella direzione nazionale e del comitato politico nazionale del partito di Rifondazione Comunista e poi nel 1998 nel Partito dei Comunisti Italiani di cui fu fondatore.
Rimangono tanti ricordi nell’album di famiglia come in quello della comunità, di cui è stato sempre voce, e del partito che ha servito fino alla fine, attraversandone trasformazioni e mutamenti. Tra le tracce che restano e che continueranno a farlo vivere anche il volume di Marcello Villari. Con la collaborazione della moglie Pasqualina e dei figli Michelangelo, Tina e Ivan, il giornalista reggino Villari scrisse, a quattro mani con Mommo Tripodi, un libro che racconta questa sua vita così piena e così intensa. Con i caratteri della Rubbettino nel 2007 viene alla luce “Il riscatto. Girolamo Tripodi bracciante e sindacalista, parlamentare e sindaco”. Un titolo pregno per un uomo poliedrico che visse la sua esistenza come fosse un cammino verso l’universale libertà.